Cantine in rosa e vino di genere in Italia

Cantine in rosa e vino di genere in Italia

Fra le donne manager del vino, quelle con cantina, sono le più numerose e guidano il 30% delle aziende enologiche italiane.

In oltre la metà dei casi la scelta di produrre vino deriva dall’esigenza di continuare la tradizione familiare e l’impresa degli avi. Scelta che in molti casi non coincide con il primo progetto professionale delle nostre produttrici, infatti molte di loro hanno studi e esperienze lavorative di tutt’altro genere alle spalle.

Come spesso avviene il livello di scolarizzazione delle donne è alto o medio alto. Fra le manager del vino il 50% sono laureate e il 30% diplomate. Nel 2009 Andrea Rea della SDA Bocconi, realizzò uno studio sulle Donne del Vino italiano che è tutt’ora la fonte più autorevole e documentata sulle produttrici di vino italiane.

Il Professor Rea le cataloga con i nomi delle griffe della moda. Un sistema inusuale ma molto efficace per definire i loro profilli.

17% DONNE VALENTINO sobrie ed eleganti, puntano su vitigni autoctoni, una gamma ristretta di prodotti ben scelti da vendere in canali specializzati.

5% DOLCE E GABBANA fanno attenzione a tutto: prezzi, cantina, aumento della concorrenza, ampliamento dell’assortimento, marca, comunicazione, clienti, eventi.

16% BULGARI danno poca importanza al prezzo (che deve essere alto) puntano su vitigni autoctoni, vini con denominazione e canali di vendita specializzati.

32% ARMANI cosmopolite e metropolitane amano la novità, la comunicazione integrata e multimediale. Vini autoctoni DOC.

10% DIESEL amano l’eleganza ma anche la funzionalità e l’informalità. Fanno attenzione a marca e comunicazione sia nel punto vendita che coi media.

21% ZARA modeste ma concrete puntano su vini affidabili senza fronzoli.

Emerge con chiarezza il forte radicamento delle cantine al femminile con il territorio in cui operano e in effetti il 77% di esse produce vini DOC. Anche nell’enologia, come negli altri settori economici, le imprese al femminile dimostrano inoltre un’apertura all’esterno e una capacità di dialogo superiore a quella delle aziende maschili.

Complessivamente, fra il 1.600.000 aziende agricole totali, quasi un terzo sono condotte da donne, percentuale che si ripropone anche negli agriturismi. Si tratta di una circostanza favorevole, nell’attuale congiuntura economica di crisi, perché le donne reagiscono prima e meglio alle difficoltà e le loro imprese sono generalmente più profittevoli e meglio amministrate di quelle maschili. I caratteri della leadership maschile e femminile sono decisamente diversi: le donne mostrano una maggiore propensione alle relazioni e alla delega. I maschi hanno uno stile più accentratore e autoritario forse più vecchio e meno adatto alle aziende attuali che assomigliano più a gruppi Jazz piuttosto che a orchestre sinfoniche.

Se questi dati possono far supporre che la donna venga favorita nella successione d’azienda, ebbene ciò non avviene. L’avvicendamento femminile nella leadership è vista anzi negativamente in Italia a causa della diversa educazione impartita dai genitori a figli e figlie (Fonte Lucio Cassia Direttore Cyfe 2011-www.cyfe.unibg.it).

Va comunque considerato che il vino è, fra i comparti produttivi italiani, quello dove la successione padre- figlio o padre -figlia ha portato più vantaggi che problemi come ha recentemente sottolineato Renato Mannheimer ISPO presentando la sua indagine a Vinitaly 2012.

Vale la pena sottolineare, infine, come la direzione d’azienda al femminile prenda progressivamente caratteri propri sia nello stile che nelle produzioni. Mi riferisco al vino di genere, quello destinato a consumatrici donne che, secondo Lettie Teage del “Wall Street Journal”, ha una spiccata ricchezza aromatica e un gusto moderatamente dolce. Infatti le donne hanno un olfatto e una sensibilità all’amaro maggiore dei maschi. Tutto vero anche se il vino che guarda alle consumatrici donne non proviene, già adesso, solo da cantine rosa. Anzi, con la crescita del segmento commerciale femminile, aumenterà sicuramente i volumi e diventerà un must per le grandi aziende enologiche.

Visto per voi da Donatella Cinelli Colombini

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