Sangioveto, il vitigno toscano raccontato da Laura Bucci

Sangioveto, il vitigno toscano raccontato da Laura Bucci

La sommelier Laura Bucci ci racconta il Sangioveto in questa intervista che tratta del suo lavoro e delle sue passioni

 

Laura Bucci e il Sangioveto
Nata a Siena da due insegnanti, ho ereditato dalla mamma massese la passione per il mare e i monti e dal babbo, senese dell’Istrice, l’amore per i viaggi, oltre a quello per il basket e la Contrada. Ho una laurea in lingue a Pisa e un executive master in marketing, comunicazione e PR a Bologna. Mi sono occupata per 15 anni di marketing e comunicazione in una nota cristalleria italiana produttrice di calici e bicchieri, e conoscere stimati sommelier e giornalisti sono stati gli stimoli che mi hanno spinto ad approfondire la passione di winelover, così ho frequentato i corsi di AIS Siena e preso la patente di Sommelier nel 2016.


Sono orgogliosa di far parte dell’Associazione Nazionale delle Donne del Vino, onorata di poter dare una mano alla comunicazione della Delegazione Toscana e di scrivere talvolta qualche articolo per DNEWS. Sono anche socia del Consolato Toscano dell’Union Européenne des Gourmets, di cui curo la comunicazione e di Enoclub Siena.
Anche se non ho ancora avuto il tempo di conseguire il WSET, non ho mai smesso di studiare e degustare, visitare cantine e ascoltare i produttori che le raccontano per carpirne la filosofia: ogni gita si traduce in storie, profumi, sapori e paesaggi da cui nascono bei momenti culturali che mi piace immortalare con pensieri e foto ricordo.
Sono una Sommelier&Gourmet social da qui l’idea del blog www.ladygourmet.it per dare la mia visione e il mio contributo alla diffusione della cultura enogastronomica, un’avventura che sarà online a breve.

Adoro le bollicine ma da senese, il mio vitigno è sicuramente il sangiovese: l’uva a bacca rossa più diffusa in Italia, le cui origini e provenienza sono incerte, sebbene la Toscana e la Romagna se ne contendano il primato. Il cosiddetto “Sangue di Giove” definisce un gran numero di varianti fenotipiche collegate ai diversi territori, raggruppabili in Sangiovese grosso o dolce o gentile e Sangiovese piccolo o forte o montanino. Al Sangiovese grosso (detto anche Sangioveto grosso) è riferibile il clone Sangioveto di Lamole e i cloni denominati nelle zone di diffusione Prugnolo gentile di Montepulciano e Brunello di Montalcino. Al Sangiovese piccolo (detto anche Sangioveto piccolo) sono riferibili taluni cloni diffusi in tutte le province, ma particolarmente nel Valdarno, nella Val di Sieve, nel Montalbano, nonché nelle province della costa. Il Sangiovese dà un vino rosso rubino vivace con un profumo intenso e fine, con note di ciliegia e marasca e viola e con l’invecchiamento possono emergere cuoio, sottobosco e persino tabacco; in bocca è un elegante equilibrio tra acidità e tannicità.


Lo preferisco sempre in purezza, dai nuovi rosé freschi e piacevoli che hanno accompagnato gli aperitivi estivi, ai rossi importanti nelle espressioni Chianti Classico, Brunello di Montalcino, Nobile di Montepulciano e della DOC Orcia, vini che giovani e freschi si accompagnano bene agli antipasti di crostini toscani e salumi di cinta, i rossi più strutturati si abbinano con i primi piatti tipici come i pici al sugo, mentre le potenti versioni invecchiate si sposano con gli arrosti misti e con il cinghiale. Un vitigno, con le sue diverse sfumature e tipicità, capace di raccontare un territorio, quello senese, che fa rima con qualità.


Parafrasando Molière il mio motto: fortunata colei che possiede buone bottiglie, buoni libri e buoni amici.

Contributo raccolto a cura di Camilla Guiggi, giornalista e Donna del Vino

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